Benedetto XVI, il suo pensiero, la sua filosofia
La filosofia di Papa Benedetto XVI
Papa colto, mite e dal pensiero acuto
Il pensiero di Papa Benedetto XVI, la sua filosofia come metodo a essere cristiano e accettare le sfide della modernità.
C'è una immagine che mi è rimasta in mente raccontata dal monsignor Xuereb su Ratzinger, preso nella sua quotidianità; Benedetto XVI era molto attento agli animali (non solo i gatti), alla natura e li osservava con meraviglia, gli piaceva stare fuori a passeggiare, in “una passeggiata nei Giardini vaticani recitando il Rosario, notavamo spesso un merlo bianco. Alla fine del Rosario mi chiedeva se si era fatto vedere, suggerendomi poi di andare a fare qualche foto del merlo”.
Un merlo, un uccello comune ma molto raro perché bianco.
Molti raccontano che Benedetto XVI era un conservatore, ma a bene vedere questa è solo la lettura superficiale del suo pensiero.
Come al solito quanto il pensiero è profondo i mediocri cercano di banalizzarlo, semplificarlo, per renderlo alla loro portata. Moltissimi articoli presenti su web non raccontano la verità del suo pensiero, se poi si leggono le reali parole di Benedetto XVI. Essi stessi dimostrano la decadenza di un Occidente che denunciava il Papa.
Forse, non si può comprendere senza un impegno e una minima base culturale (intesa come essere), la filosofia sia essa di fede o meno presuppone impegno, pensiero critico, confronto (anche con se stessi), analisi e lucida ragione ma anche sensibilità e amore nella verità.
Dire che era un conservatore significa semplificare qualcosa di complesso; renderlo semplice significa non averlo capito.
Benedetto XVI accetta la sfida della modernità che pone nuovi interrogativi all'uomo di fede e gli indica una strada.
La conservazione delle tradizioni non sono un dogma da prendere, ma da cui partire per seguire il percorso tracciato dalla verità e dalla fede, che indica una direzione. Come seguire una linea, una traccia, ma la scelta è tutta negli uomini che dovrebbero trovare risposte.
Benedetto XVI dà un modello, una ratio, un metodo e in questo caso agisce come un filosofo della tradizione Occidentale.
Non sono esperto in materia (e mi piacerebbe avere tempo per approfondire molte delle questioni toccate qui...), ma credo, che sia importante comprendere la differenza che lui fa del sapere (wissen) che non è il conoscere.
Il sapere, è dono del Creato all’umanità, ma che non si può distaccare dalla responsabilità e vocazione.
Seguire le tracce della verità significa comprendere il valore dell'uomo e la sua responsabilità per un impegno attivo per il sociale e la natura.
La ragione scopre le verità (come indicava Sant'Agostino) e non le crea, le stesse verità vivono prima che siano rivelate.
La verità nello stesso tempo “scoperta e donata” ci cambia e ci migliora rivelando a noi il messaggio divino.
La ragione raggiunge la verità nel suo percorso d'impegno e dono (offerta per scoprire verità già presenti) e non potrà arrivare ad aprire tutte le porte, ma sente e segue le tracce di una verità che potrà comprendere solo con un atto di fede, che la dirige e la innalza in un progetto più vasto e più alto.
Questa preparazione struttura un percorso individuale di ragione e sviluppo della Persona verso il credo, la fede. Senza di essa non apprezzeremo la verità non la riconosceremo neanche.
Benedetto XVI:
Di qui, il suo invito ai credenti di essere attori, ma non come si pensa nel rinnegare il progresso per la tutela dogmatica di un passato cristiano, ma come accettazione delle ultime sfide, per trovare soluzioni nuove in linea con un percorso tracciato dalla verità e dalla fede, per progetto più vasto e più ampio.
In questo senso il suo pensiero è di critica verso l'Occidente, non di supposta supremazia, che non riconosce e non si impegna a difendere i valori della Persona nella normale evoluzione.
Quindi, in questa epoca di pseudo modernità, l'invito è a trovare soluzioni in linea con la verità e il pensiero cristiano, e questo non è come si semplifica grossolanamente, ribadire i principi cardine della trazione cristiana ma è declinarli a livello contingente. Tutto questo presuppone alcune cose molto rare, competenza, cultura, impegno e rispondenza con il messaggio di verità e fede.
Attualmente impraticabile da quasi tutti i nostri politici immersi in questioni penali, di potere o comunque di bassa lega.
Come indicava Sant'Agostino, la materia non è il male (hyle, dalla tradizione filosofica greca), il male è la corruzione del mondo, della bellezza, dell'ordine naturale.
Benedetto XVI ci lascia un metodo, un sapere che deve calarsi nel creato per rivelarlo, come lo sguardo meravigliato e felice nel vedere un merlo bianco, per chi lo riesce e sa apprezzarlo e comprenderlo.
Giacomo Gallo
Un merlo, un uccello comune ma molto raro perché bianco.
Molti raccontano che Benedetto XVI era un conservatore, ma a bene vedere questa è solo la lettura superficiale del suo pensiero.
Come al solito quanto il pensiero è profondo i mediocri cercano di banalizzarlo, semplificarlo, per renderlo alla loro portata. Moltissimi articoli presenti su web non raccontano la verità del suo pensiero, se poi si leggono le reali parole di Benedetto XVI. Essi stessi dimostrano la decadenza di un Occidente che denunciava il Papa.
Forse, non si può comprendere senza un impegno e una minima base culturale (intesa come essere), la filosofia sia essa di fede o meno presuppone impegno, pensiero critico, confronto (anche con se stessi), analisi e lucida ragione ma anche sensibilità e amore nella verità.
Dire che era un conservatore significa semplificare qualcosa di complesso; renderlo semplice significa non averlo capito.
Benedetto XVI accetta la sfida della modernità che pone nuovi interrogativi all'uomo di fede e gli indica una strada.
La conservazione delle tradizioni non sono un dogma da prendere, ma da cui partire per seguire il percorso tracciato dalla verità e dalla fede, che indica una direzione. Come seguire una linea, una traccia, ma la scelta è tutta negli uomini che dovrebbero trovare risposte.
Benedetto XVI dà un modello, una ratio, un metodo e in questo caso agisce come un filosofo della tradizione Occidentale.
Non sono esperto in materia (e mi piacerebbe avere tempo per approfondire molte delle questioni toccate qui...), ma credo, che sia importante comprendere la differenza che lui fa del sapere (wissen) che non è il conoscere.
Il sapere, è dono del Creato all’umanità, ma che non si può distaccare dalla responsabilità e vocazione.
Seguire le tracce della verità significa comprendere il valore dell'uomo e la sua responsabilità per un impegno attivo per il sociale e la natura.
La ragione scopre le verità (come indicava Sant'Agostino) e non le crea, le stesse verità vivono prima che siano rivelate.
La verità nello stesso tempo “scoperta e donata” ci cambia e ci migliora rivelando a noi il messaggio divino.
La ragione raggiunge la verità nel suo percorso d'impegno e dono (offerta per scoprire verità già presenti) e non potrà arrivare ad aprire tutte le porte, ma sente e segue le tracce di una verità che potrà comprendere solo con un atto di fede, che la dirige e la innalza in un progetto più vasto e più alto.
Fëdor Dostoevskij, facendo parlare il monaco e mistico Zarec, afferma: “Amate tutta la creazione divina, così in blocco, come in ogni granello di sabbia. Per ogni minima foglia, per ogni raggio del sole di Dio, abbiate amore. Amate gli animali, amate le piante... Se amerai tutte le cose, penetrerai nelle cose il mistero di Dio… Gli animali abbiano l’amor vostro; a essi il Signore ha donato un germe di pensiero e una gioia imperturbabile. Non turbatela voi, non li fate soffrire, non togliete loro la gioia, non contrastate il disegno di Dio.”
Un esponente dello spiritualismo francese diceva: “L’occhio vede solo ciò che la mente è preparata a comprendere.”, Henri Louis Bergson.
Questa preparazione struttura un percorso individuale di ragione e sviluppo della Persona verso il credo, la fede. Senza di essa non apprezzeremo la verità non la riconosceremo neanche.
Benedetto XVI:
“La verità della Rivelazione non si sovrappone a quella raggiunta dalla ragione; purifica piuttosto la ragione e la innalza, permettendole così di dilatare i propri spazi per inserirsi in un campo di ricerca insondabile come il mistero stesso.”
Di qui, il suo invito ai credenti di essere attori, ma non come si pensa nel rinnegare il progresso per la tutela dogmatica di un passato cristiano, ma come accettazione delle ultime sfide, per trovare soluzioni nuove in linea con un percorso tracciato dalla verità e dalla fede, per progetto più vasto e più ampio.
In questo senso il suo pensiero è di critica verso l'Occidente, non di supposta supremazia, che non riconosce e non si impegna a difendere i valori della Persona nella normale evoluzione.
Quindi, in questa epoca di pseudo modernità, l'invito è a trovare soluzioni in linea con la verità e il pensiero cristiano, e questo non è come si semplifica grossolanamente, ribadire i principi cardine della trazione cristiana ma è declinarli a livello contingente. Tutto questo presuppone alcune cose molto rare, competenza, cultura, impegno e rispondenza con il messaggio di verità e fede.
Attualmente impraticabile da quasi tutti i nostri politici immersi in questioni penali, di potere o comunque di bassa lega.
Come indicava Sant'Agostino, la materia non è il male (hyle, dalla tradizione filosofica greca), il male è la corruzione del mondo, della bellezza, dell'ordine naturale.
Benedetto XVI ci lascia un metodo, un sapere che deve calarsi nel creato per rivelarlo, come lo sguardo meravigliato e felice nel vedere un merlo bianco, per chi lo riesce e sa apprezzarlo e comprenderlo.
Giacomo Gallo