L'Occidente tra corruzione e perdita di libertà
Libertà smarrite e leader senza visione e corrotti
I principi di libertà, responsabilità, giustizia e trasparenza — un tempo pilastri del modello europeo — appaiono oggi logorati, svuotati di significato e sacrificati sull’altare della convenienza o di un'emergenza divenuta permanente.
La pandemia ha rappresentato un punto di svolta. La gestione del Covid ha mostrato con quanta facilità le libertà individuali possano essere sospese in nome di una sicurezza spesso più ideologica che sanitaria. L'autorità scientifica è stata piegata a logiche politiche e il dissenso, anche quando motivato, è stato ridotto a sospetto e marginalizzato.
A questo quadro si aggiunge il crollo della fiducia nella giustizia. Anche questo pilastro dello Stato di diritto appare manipolato, che si tratti di poteri massonici o di semplici favori tra élite. Non di rado si assiste a investigazioni surreali o a interpretazioni del diritto che sembrano riportarci indietro di secoli. La radice del problema è sempre la stessa: la corruzione e il degrado della classe politica.
Parallelamente, è proprio questa classe dirigente a vivere una stagione di declino evidente. L'élite politica e amministrativa si mostra sempre più autoreferenziale, distante dalla realtà dei cittadini e priva di visione strategica.
Il risultato è un’Europa le cui istituzioni, pensate per garantire libertà e democrazia, conservano la forma democratica ma ne perdono progressivamente la sostanza. Il rischio è quello di un continente che non guida più il proprio destino, ma lo subisce. Una società che confonde il consenso mediatico con la verità, la burocrazia con la responsabilità e la prudenza con la paura.
Ritrovare i valori fondanti non è un esercizio nostalgico, ma una necessità per la sopravvivenza. Senza libertà di pensiero, senso civico, responsabilità del ruolo e coraggio politico, l’Occidente rischia di diventare una democrazia di facciata: debole, conformista, corrotta e irrilevante nel mondo che cambia.
La pandemia ha rappresentato un punto di svolta. La gestione del Covid ha mostrato con quanta facilità le libertà individuali possano essere sospese in nome di una sicurezza spesso più ideologica che sanitaria. L'autorità scientifica è stata piegata a logiche politiche e il dissenso, anche quando motivato, è stato ridotto a sospetto e marginalizzato.
A questo si è aggiunto un controllo capillare dei mass media, che hanno parlato con voce unica, rappresentando la realtà in maniera predeterminata e incrinando profondamente la fiducia nelle istituzioni. Come ammoniva Montanelli, è una naturale inclinazione del mediocre servire il potere, specialmente quando la stampa dipende da sovvenzioni politiche.
A questo quadro si aggiunge il crollo della fiducia nella giustizia. Anche questo pilastro dello Stato di diritto appare manipolato, che si tratti di poteri massonici o di semplici favori tra élite. Non di rado si assiste a investigazioni surreali o a interpretazioni del diritto che sembrano riportarci indietro di secoli. La radice del problema è sempre la stessa: la corruzione e il degrado della classe politica.
Parallelamente, è proprio questa classe dirigente a vivere una stagione di declino evidente. L'élite politica e amministrativa si mostra sempre più autoreferenziale, distante dalla realtà dei cittadini e priva di visione strategica.
La leadership è fragile, spesso affidata a figure mediocri selezionate più per equilibri interni che per competenza. L’Unione Europea, nata come progetto di pace e coesione, appare oggi prigioniera di vincoli economici, interessi geopolitici esterni, una burocrazia che ne paralizza l’azione, legata a logiche di poteri oscuri e massonici.
Questa debolezza è emersa con chiarezza nella guerra in Ucraina. L’Europa ha reagito con lentezza, divisa tra alleanze obbligate e dipendenze energetiche, incapace di definire una posizione autonoma e coerente, più propensa a sostenere ciecamente una parte che a cercare una soluzione diplomatica. La leadership europea appare così rassegnata al proprio declino, quasi una marionetta di interessi geopolitici più grandi.
Un declino di credibilità che rimarrà come una macchia indelebile è legato anche al massacro di Gaza. Di fronte a una crisi umanitaria di tale portata, l'Occidente si è limitato a tardivi e tenui ammonimenti verbali, senza applicare sanzioni o assumere una posizione netta contro leader mossi da una visione messianica.
Il risultato è un’Europa le cui istituzioni, pensate per garantire libertà e democrazia, conservano la forma democratica ma ne perdono progressivamente la sostanza. Il rischio è quello di un continente che non guida più il proprio destino, ma lo subisce. Una società che confonde il consenso mediatico con la verità, la burocrazia con la responsabilità e la prudenza con la paura.
Ritrovare i valori fondanti non è un esercizio nostalgico, ma una necessità per la sopravvivenza. Senza libertà di pensiero, senso civico, responsabilità del ruolo e coraggio politico, l’Occidente rischia di diventare una democrazia di facciata: debole, conformista, corrotta e irrilevante nel mondo che cambia.
Giacomo Gallo